Conservatorio Palermo

Inaugurazione con il Concerto dell’Orchestra Sinfonica del Conservatorio di Palermo

COMUNICATO STAMPA
Stagione Concertistica 2025 del Conservatorio Alessandro Scarlatti
Inaugurazione con il Concerto
dell’Orchestra Sinfonica del Conservatorio di Palermo
 
Enrico Simonetta, pianoforte
Matteo Pierro, pianoforte
Giuseppe Crapisi, direttore
Domenica 2 febbraio ore 20.30 – Sala Grande del Teatro Massimo
Il Conservatorio Alessandro Scarlatti apre la nuova Stagione Concertistica 2025 con un concerto – evento che vede protagonista la propria Orchestra Sinfonica diretta dal M° Giuseppe Crapisi e solisti Enrico Simonetta e Matteo Pierro, studenti delle classi di pianoforte dei maestri Violetta Egorova e Vincenzo Marrone D’Alberti. Appuntamento domenica 2 febbraio ore 20.30 presso la Sala Grande del Teatro Massimo. Un concerto imperdibile per gli amanti della musica classica, che segna l’inizio di una stagione ricca di appuntamenti di grande qualità all’insegna della musica e della cultura. La Stagione Concertistica 2025 del Conservatorio Alessandro Scarlatti è la sintesi del percorso didattico-artistico che caratterizza la missione del Conservatorio. Il Concerto d’inaugurazione punta sugli studenti: un compositore e due solisti individuati rispettivamente attraverso un concorso e una audizione. La collaborazione tra i docenti e gli studenti è il dato più entusiasmante che caratterizza l’offerta complessiva. Il Conservatorio Scarlatti intende così offrire un ventaglio di proposte musicali variegate e di alto livello, con l’obiettivo di avvicinare alla musica un pubblico sempre più ampio, dando spazio ai propri studenti, eccellenze dell’Istituzione. Sull’evento intervien il Direttore del Conservatorio, M° Mauro Visconti Il concerto del 2 febbraio inaugura la Stagione concertistica 2025 del Conservatorio di Palermo. Con un programma ricco e vario esprimiamo le grandi potenzialità del nostro istituto. Il brano di apertura, Foskià di Girolamo Lampasona, ex studente della classe del Maestro Fabio Correnti è stato selezionato attraverso un concorso a cura della classi di composizione, con Totentanz di Liszt e il Concerto per pianoforte n. 1 in si bemolle minore op. 23 di Tchaikovsky avremo il piacere di ascoltare due giovani e talentuosi interpreti, Matteo Pierro ed Enrico Simonetta, studenti delle classi di pianoforte dei maestri Vincenzio Marrone D’Alberti e Violetta Egorova, il concerto si concluderà con l’esecuzione del Corale n. 1 per organo di Franck nella versione per orchestra realizzata dal nostro docente di organo Matteo Helfer. L’orchestra del nostro Conservatorio, formata da docenti, studenti ed ex studenti, coordinata dai maestri Alberto Giacchino e Salvatore Palmeri, sarà diretta per l’occasione dal maestro Giuseppe Crapisi. Un momento di gioia, festa, condivisione, nel tempio della musica classica per eccellenza, generosamente messo a disposizione dal sovrintendente maestro Marco Betta”.
Inaugurazione Stagione Concertistica 2025
L’inaugurazione della Stagione Concertistica 2025 è affidata all’Orchestra Sinfonica del Conservatorio, formata da docenti e dai migliori allievi. Appuntamento il 2 febbraio alle ore 20.30 presso la Sala Grande del Teatro Massimo di Palermo.
I protagonisti, oltre all’Orchestra Sinfonica del Conservatorio, sono i docenti ed allievi del Conservatorio, il direttore Giuseppe Crapisi ed i solisti Enrico Simonetta e Matteo Pierro al pianoforte.
Il programma di sala inaugurazione prevede musiche di.
Girolamo Lampasona (Palermo 1985) Foskià
Franz Liszt (Raiding 1811 – Bayreuth 1886) Totentanz
Pyotr Ilyich Tchaikovsky (Votkinsk 1840 – San Pietroburgo 1893) Concerto per pianoforte n. 1 in si bemolle minore, op. 23
César-Auguste Franck (Liegi 1822 – Parigi 1890) – Matteo Helfer (Roma 1965) Corale n.1 dai Tre Corali.
Girolamo Lampasona (Palermo 1985)
Foskià
 Lampasona, nato in una famiglia di musicisti, è un giovane e brillante compositore palermitano che ha già al suo attivo un palmarès di tutto rispetto con riconoscimenti per le sue composizioni che spaziano dalle incursioni nella dimensione culturale meticcia e di scambio (Missa Luba), in cui tradizione costruttiva colta e folklore africano si incontrano; alla elaborazione di lavori  complessi con la sintesi di voce narrante strutture elettroniche e strumentazione tradizionale (Zang Tumb Tumb), fino a toccare le collaborazioni con il cinema nella realizzazione delle musiche per i cortometraggi Real Guadagna e Pace e Bene.
Foskià è una composizione orchestrale che vuole essere nel titolo e nel contenuto sonoro una metafora e un riferimento alla complessità caotica della realtà: in quello che si potrebbe indicare come bianco e nero e che Lampasona chiama luce e ombra nella sintesi allusiva della parola che entrambe le unisce ed entrambe le supera. Dice appunto Lampasona «La luce viene presentata nella sua pienezza, attraverso timbri brillanti, armonizzazioni modali e una struttura melodica regolare. Successivamente, l’ombra invade lo spazio sonoro, con testure dense, cromatismi nei registri gravi e un uso incisivo di cluster orchestrali. Il brano culmina nella saturazione dell’ombra, dove le due forze sembrano fondersi in un dialogo conflittuale».
 Nel brano una parte preminente è riservata alla sezione delle percussioni con particolare rilievo alla marimba. Il pezzo, dopo l’iniziale cupo e primitivo caos sonoro, assume connotazione di lucentezza melodica nel solco di una tradizione tonalmente riconoscibile e con tratti decisamente ironici. Quindi questa certezza armonica viene gradualmente dissolta attraverso una liquefazione della melodia a favore di ritmi irregolari dove la marimba ancora assume rilievo di guida. Il brano è concluso da un cluster orchestrale sormontato dall’ottavino che nell’intervallo di sesta tra fa e re pare suggerire gli opposti tonali di tonica maggiore e minore contenuti nell’unica e inscindibile circolarità che il titolo ci suggerisce.
Franz Liszt (Raiding 1811 – Bayreuth 1886)
Totentanz
Letteralmente Danza macabra, Totentanz è una composizione a cui Listz lavorò per oltre un ventennio traendo ispirazione nel 1838 dai dipinti del XIV secolo rappresentanti il Trionfo della morte nel Camposanto di Pisa. Le scene apocalittiche suggerirono l’uso del tema gregoriano del Dies Irae che viene sin dall’inizio esposto in modo muscolare e scultoreo utilizzando soprattutto le risorse percussive del pianoforte. Questo lavoro, che consiste di una introduzione, tre blocchi di variazioni intramezzate da due cadenze e una coda, impegna il solista in modo trascendentale. L’ orchestra ha ruolo marginale rispetto al titanico lavoro svolto dal pianista, che nella sua prima assoluta vide protagonista a L’Aja nel 1865 Hans von Bulow.
 L’opera rientra tra quelle a ispirazione macabro-diaboliche che hanno rivestito un ruolo preminente nella ricerca artistica di Listz; dal Mephisto-Walzer alla Faust-Synphonie fino alla Csardas macabre e Feux follets. La versione della Totentanz comunemente eseguita è quella edita dal pianista e compositore russo Alexander Siloti, allievo di Liszt. Tuttavia, nel 1919 Ferruccio Busoni ne ha pubblicato una diversa versione, che egli riteneva risalire al 1849 ma che costituisce invece una versione ancora intermedia e incompleta. L’effetto che riesce a realizzare Listz, in questo che si colloca tra i suoi lavori più straordinari, è l’evocazione dantesca e infernale di un mondo sotterraneo fatto di estremi; di impensabili e irraggiungibili limiti. In uno scontro turbinoso e primordiale, dove ogni categoria conosciuta si annulla, con colori e caratteristiche percussive affidate al solista, Listz riesce a creare un grottesco viaggio fuori dagli schemi formali e svincolato da qualsiasi ordinamento classico simmetrico. La citazione con cui Listz accompagna il titolo della composizione, tratta dal libro dell’Apocalisse 8-13, è un memento a non dimenticare che siamo di passaggio e che il mistero della vita si equivale a quello della morte Vae,Vae,Vae habitantibus in terram…
Petr Ilic Cajkovskij ( Votkinsk 1840- San Pietroburgo 1893)
Concerto per pianoforte n. 1 in si bemolle minore, op. 23,
  1. Allegro non troppo e molto maestoso (re bemolle maggiore). Allegro con spirito (si bemolle minore)
  2. Andantino semplice (re bemolle maggiore)
  3. Allegro con fuoco (si bemolle maggiore)
 
 Alfredo Casella diceva che la musica di Cajkovskij risulta a volte «abbondante… a volte felice oppure volgare con la capacità di emozionare le masse tramite un lirismo efficace e immediato e pertanto con una effusione non molto elevata».
 Scritto tra la fine del 1874 e gli inizi del 1875, il Concerto n. 1 op. 23 è sicuramente, con la Sesta Sinfonia “Patetica” ed al balletto Lo schiaccianoci, la più celebre delle composizioni di Pètr Il’ic Cajkovskij. Sotto alcuni tratti ha poi assunto nell’immaginario collettivo l’idea del “tipico” concerto romantico, diventando quindi metafora di uno stile tracciato da forte espressività legata a melodie di grande impatto emotivo, e da un virtuosismo strumentale brillante. Il concerto fu dedicato a Nikolaj Rubinstein con il quale Cajkovskij aveva studiato a Pietroburgo. E quando nel 1875 Cajkovskij gli presentò il suo Primo Concerto per pianoforte e orchestra in cerca d’approvazione e consigli, la risposta del musicista fu una stroncatura. Solo nel 1875 il concerto fu suonato per la prima volta dal virtuoso Hans von Bulow che lo inserì con piacere nei suoi programmi.
 Il rifiuto di Rubistein fu certamente dettato da motivi di ordine stilistico e formali, soprattutto nell’uso della tecnica pianistica che prevede i numerosi accordi iniziali in forma di accompagnamento, cosa che collideva col gusto musicale russo del periodo. Altro elemento che sarà apparso a Rubistein bizzarro anche l’uso di un motivo popolare ucraino, Il ballo dei ciechi, nella seconda parte del primo movimento con una figurazione ritmica ritenuta forse troppo vivace. Altri tratti apparsi fuori tradizione al giudizio di Rubistein anche la lunghezza del primo movimento rispetto al resto e, a causa della tonalità di impianto, la grande difficoltà tecnica per il pianista.
Il secondo movimento del concerto è un momento di transizione che, attraverso un ricco colorismo lirico,  ci conduce direttamente al terzo movimento Allegro con fuoco  dipingendo una dimensione di travolgente danza russa. Qui il grande virtuosismo pianistico si innesta nei colori orchestrali attraverso un continuo dialogo paritetico. Il concerto di Cajkovskij rappresenta sicuramente un punto di transizione tra un primo momento artistico e un secondo nel quale si concentrano le maggiori opere del maestro russo.
Matteo Helfer (Roma 1965 )
Corale n.1 dai Tre Corali di
César-Auguste Franck (Liegi 1822 – Parigi 1890)
A proposito del primo dei Tre Corali per organo di Franck – che scritti nel 1890 ne rappresentano il testamento spirituale -, Vincent d’Indy racconta di quando il maestro belga descriveva il brano ai suoi allievi usando l’espressione «incompréhensibles». Ciò per dire che il Corale, nella sua forma originale, non si mostra immediatamente come tale ma si sviluppa in modo atipico; e che la melodia non si dà immediatamente ma si rivela successivamente nel cuore del brano. Con una pienezza di colori e di complessità armoniche stupefacenti; senza che ciò annulli la cantabilità della linea melodica, in un continuo volteggiare cromatico che tocca tonalità distanti tra loro. In questo senso Franck dimostra quanto profonda sia stata la lezione di Bach e Beethoven, soprattutto all’apice della loro riflessione artistica.  La versione che ascoltiamo questa sera è una rilettura orchestrale opera del compositore e organista romano Matteo Helfer. «Questa avviene senza alcun intento – dice Helfer – di «parafrasare il lavoro; ci si è concessa talvolta qualche licenza nell’ aggiungere un pedale od un canone scoperto qua e là tra i vari strati del tessuto musicale». Il lavoro di Helfer mette in luce, grazie ai colori e alle sfumature dell’organico orchestrale, quanto di complesso talora rischia di rimanere celato nell’esecuzione organistica. D’altra parte, ricorda il compositore romano,  la composizione dei Tre Corali avviene sull’organo progettato da  Cavaillé-Coll di Sainte Clotilde e che questi strumenti «sono di stampo cosiddetto sinfonico, vale a dire progettati per riprodurre l’idea dell’orchestra, in termini di colori e sfumature, adottando registri che richiamino il più possibile gli strumenti orchestrali, legni ed ottoni in primis … e dotati inoltre di soluzioni tecniche finalizzate al superamento dei limiti espressivi intrinsechi fino ad allora, dello strumento. Scrivere per organo dunque, certo, ma con in testa l’idea dell’orchestra». L’originalità artistica, pienamente raggiunta da Helfer, consiste nell’avere reimpostato la direzione del colore del suono; funzionale ciò in termini di distinzione delle voci e delle linee musicali. Questo lavoro accompagna certamente l’ascoltatore verso una maggiore chiarezza espositiva del materiale sonoro, ampliando ancora di più la monumentale grandezza del lavoro organistico Franckiano.
Nato nel 2003, Matteo Pierro comincia lo studio del pianoforte a 10 anni presso il Conservatorio di Potenza con Vincenzo Marrone d’Alberti. Completa la sua formazione al Conservatorio di Palermo, conseguendo le lauree di I e II livello con il massimo dei voti, lode e menzione. Ha vinto numerosi primi premi in concorsi nazionali e internazionali. Ha seguito masterclass con rinomati pianisti come Nina Tichman, Oxana Yablonskaya, Daniel Rivera, Pietro Rigacci e Francesco Libetta. Ha frequentato inoltre il Magisterium di alto perfezionamento pianistico con Marcella Crudeli a Roma. La sua attività concertistica include numerosi recital da solista per importanti istituzioni e festival in diverse città italiane ed estere. Particolarmente significative le sue esibizioni con orchestra.
Enrico Simonetta, classe 2002, è un pianista poliedrico e versatile. Inizia lo studio del pianoforte all’etá di sei anni; attualmente frequenta il biennio accademico di pianoforte al Conservatorio di Palermo sotto la guida di Violetta Egorova. Il suo repertorio spazia dalla musica barocca alla musica moderna. Vincitore di premi in concorsi nazionali e internazionali, ha già tenuto concerti in Italia e all’estero sia come solista che in ensemble. Regolarmente ospite del festival Piano City, si esibisce anche al 4th International Forum “Peace, Security and Prosperity”. Arricchisce il suo percorso di studi partecipando a corsi cameristici e di alto perfezionamento pianistico. Ha collaborato con il Teatro Antico di Taormina e Il Teatro di Verdura di Palermo lavorando con famosi direttori d’orchestra e interpreti lirici.
Compositore e direttore d’orchestra, Giuseppe Crapisi si è diplomato giovanissimo in Clarinetto e successivamente in Composizione e in Direzione d’orchestra. Ha collaborato con il Lyric Opera House di Baltimora, il Teatro dell’opera di Pechino e il Teatro Biondo di Palermo. Ha diretto l’Orchestra di stato bulgara, l’Orchestra Palermo Classica, l’Orchestra Filarmonica “F. Ferrara”, l’Orchestra del Conservatorio di Palermo, l’Orchestra Scarlatti, l’Orchestra del Mediterraneo. Attivo anche in ambito compositivo e didattico, le sue opere sono pubblicate da Edizioni Carrara, Mnemes Edizioni Musicali, Neopoiesis Editrice e da Edizioni Musicali Wicky. Scrive per orchestra e firma anche composizioni per musica sacra, da camera e strumento solista. Ha inciso con Velut Luna un concerto per chitarra e pianoforte. Sue opere sono state eseguite dall’orchestra Spring di New York e all’interno delle stagioni del Luglio Musicale Trapanese e del Conservatorio di Palermo. Tra i testi didattici citiamo il Manuale per lo studio della Fuga.
Fondata da Carmelo Caruso, l’Orchestra sinfonica del Conservatorio di Palermo nasce con lo scopo di favorire la pratica orchestrale e costituisce un punto di riferimento per gli studenti dei corsi di Direzione d’orchestra e Composizione. Svolge un’intensa attività concertistica anche come ospite di rassegne e festival promossi in Sicilia. Ha eseguito la riedizione della Messa da Requiem di Pietro Platania (in collaborazione con Orchestra del Mediterraneo e Cims) e il Rigoletto registrato a Taormina dalla Rai. Svolge attività di ricerca e valorizzazione del patrimonio musicale custodito nella biblioteca del Conservatorio.
Biglietti disponibili alla biglietteria del Teatro Massimo al costo di Euro 5.