Conservatorio Palermo

UN ITINERARIO TRA STORIA, MUSICA E ARTE
Sulle orme della memoria storica si fonda e trova il suo sviluppo il futuro della nostra identità: la trasposizione del pensiero in opera solida, reale. La creazione artistica nasce da un iter progettuale che è sempre e comunque visionario e lungimirante. L’idea di istallare una vera e propria galleria d’arte permanente all’interno del Conservatorio ha l’obiettivo, non solo di valorizzare gli storici saloni di rappresentanza, ma anche di raggruppare al loro interno l’immenso patrimonio storico artistico che questa prestigiosa istituzione ha raccolto dalla sua fondazione, nel 1617, ad oggi.

L’itinerario si articola a partire dal grande vestibolo d’ingresso allestito per accogliere il Lapidarium, ovvero il museo delle opere lapidee, composte da una collezione di busti marmorei, epitaffi celebrativi e frammenti architettonici. Tra le opere qui esibite sono di grande pregio artistico il busto marmoreo di Vincenzo Bellini, opera di Joseph Michel Ange Pollet del 1832, commissionato in occasione della visita del celebre musicista e compositore catanese, che il 14 aprile 1832, tre anni prima della sua morte, visitava il Conservatorio svelando proprio con le sue mani questa sua effige, il busto marmoreo che ritrae Vincenzo Florio, opera dello scultore Vincenzo D’Amore del 1875, utilizzato come matrice per la realizzazione del suo monumento commemorativo, attualmente collocato presso Porta dei Greci al Foro Italico.

Di grande rilievo storico sono invece il busto marmoreo del XVI secolo che ritrae il Viceré Francisco Ruiz De Castro, fondatore nel 1617 del Conservatorio e il busto acefalo del XVI secolo che raffigura Carlo V D’Asburgo, vestito d’armatura e reso identificabile grazie al collare del Toson d’Oro di cui era Gran Maestro dell’ordine. Completano la collezione, infine, il busto del cardinale Michelangelo Celesia, opera dello scultore Giuseppe Prinzi del 1873 e i ritratti in gesso modellato di Richard Wagner e del celebre musicista e compositore palermitano Alessandro Scarlatti, realizzato nel 1929 per volontà del direttore Rito Selvaggi e anticamente collocato nella sala da concerti a lui dedicata (oggi sala Ferrara).

Varcato lo scalone d’ingresso si giunge al primo piano, in quello che era il refettorio dell’antico Conservatorio del Buon Pastore, oggi salone dedicato al direttore Vincenzo Mannino. Qui si articola la Pinacoteca in cui possiamo ammirare, nella parete di fondo, i ritratti dei personaggi illustri che hanno contribuito a dare prestigio alla nostra istituzione, come Gioachino Rossini, il barone Pietro Pisani, deputato amministratore del conservatorio dal 1831 al 1837, il celebre maestro e direttore Pietro Platania e il suo successore Giorgio Miceli. In basso, le teche storiche raccolgono preziosi documenti e rari manoscritti che hanno segnato il passaggio in conservatorio di importanti figure di spicco del mondo musicale e non solo. 

 

Alle pareti laterali, due grandi quadri si distinguono per la particolarità dei soggetti raffigurati: a sinistra Il Miracolo del Beato Sebastiano Valfrè opera del celebre pittore palermitano Salvatore Lo Forte che lo dipinse nel 1836 e a destra uno straordinario dipinto ad olio del XVII secolo di scuola caravaggesca raffigura Cristo e la Samaritana al pozzo; si tratta di opere concesse in custodia dal patrimonio della Regione Siciliana e che da anni vengono custodite e valorizzate presso la nostra istituzione. 

A seguire, il dipinto raffigurante Alessandro Scarlatti, opera raffinata del 1905 che il pittore palermitano Luigi Di Giovanni copia dal ritratto conservato alla biblioteca comunale di Palermo. Nel salottino d’ingresso, delimitato dal pregevole loggiato a serliana in pietra di Billiemi, ad ornare le pareti sono ulteriori reperti storici, come il ritratto fotografico di Arrigo Boito e Antonio Scontrino, una specchiera in foglia oro di fine ottocento e il bassorilievo della scuola toscana di Tino da Camaino del XIV secolo, raffigurante l’Annunciazione. Infine, al di sotto di quest’ultimo, una grande teca esibisce rarissimi cimeli e preziosi strumenti che concorrono a testimoniare la lunga storia del conservatorio. Di alto valore artistico è l’arredo storico di fine ottocento che nel suo elegante stile Carlo X esibisce le tre teche, le poltrone e la consolle.

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